Conferenza all’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna di Roma su l’italianità presente nelle terre istriane, fiumane e dalmate dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia


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Roma, 4 marzo 2020 – Come ogni mese presso l’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna (ANGS) di Roma anche a febbraio si è tenuta una interessantissima conferenza, l’argomento del 26 febbraio si è incentrato su una tematica poco nota al pubblico italiano, quella relativa all’italianità presente oggi nelle Repubbliche di Slovenia e di Croazia con riferimenti al passato.

DSC_0040_Conferenza_ANGSRomaDopo i saluti introduttivi del generale Antonello Falconi presidente della Sezione di Roma dell’ANGS, il direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume (con sede a Roma) dott. Marino Micich ha affrontato il tema legato alle terre giuliane e dalmate con un sguardo rivolto al presente europeo, ma partendo da alcuni antefatti storici ineludibili quando si affronta il tema del confine orientale. Scorrendo le slide il dott. Marino Micich ha ricordato le conseguenze del secondo conflitto mondiale nella regione della Venezia Giulia acquisita dopo la vittoria delle armi italiane nella Prima guerra mondiale. La guerra di espansione come fu la Seconda guerra mondiale, che vedeva l’Italia alleata della Germania nel settore balcanico finì drammaticamente per le armi italiane l’8 settembre del 1943.

Tra le conseguenze della sconfitta ci fu anche la cessione alla Jugoslavia di Tito di quasi tutta la regione giuliana. Rimasero, infine, all’Italia solo Trieste e una parte di Gorizia. Ci furono poi  gli eccidi delle foibe ad opera della polizia segreta jugoslava  e quindi l’esodo dalle terre istriane e dalmate di circa 300.000 italiani, che furono accolti in fatiscenti campi profughi disseminati in tutta la penisola. Nonostante gli innumerevoli  disagi, la dedizione degli esuli giuliano-dalmati per l’Italia rimase intatta, tanto è vero che costituendo associazioni, gli esuli, riuscirono a tramandare la loro storia per lungo tempo taciuta, ad una parte della società italiana che non li aveva mai dimenticati.

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Passando poi all’attualità, il dott. Micich ha sostenuto come ancora oggi, dopo molti anni  da quegli avvenimenti diverse questioni riguardanti gli esuli giuliano-dalmati non siano state definitivamente risolte. Nel versante istriano solo una piccola minoranza di italiani è rimasta, per varie ragioni, nelle terre di origine (circa 25.000 persone). La minoranza italiana è tutelata piuttosto bene e in base agli accordi Dini-Granic del 1996, avvenuti in seguito alla dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Scuole italiane sono ubicate a Capodistria, Rovigno, Pola, Fiume e alcune testate giornalistiche e televisive in lingua italiana che vengono sostenute anche dal governo italiano.

Dopo la fine dell’ex Jugoslavia e la nascita delle repubbliche di Croazia e Slovenia è stato possibile riattivare dei rapporti ufficiali da parte degli esuli con le terre di origine. Ovviamente prima del 1989, sotto il regime socialista jugoslavo non era stato possibile intraprendere nulla in questo campo. Dal 1990 ad oggi si sono instaurati nuovi rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia, che nel loro complesso possiamo giudicare positivi.

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La Società di Studi Fiumani e alcune associazioni di esuli giuliano-dalmati hanno riattivato con la minoranza italiana dei buoni rapporti, che si basano fondamentalmente sulla comune identità culturale, ma sempre nel rispetto delle regole comunitarie europee. Il dott. Micich ha ricordato anche alcune iniziative promosse sul campo delle sepolture di guerra e, in particolare, l’avvenuta riesumazione dei caduti italiani a Castua (località vicino Fiume) ad opera di Onorcaduti, avvenuta nel luglio 2018 su ricerche portate avanti dalla Società di Studi Fiumani. Tra i caduti vi era anche il Senatore del Regno Riccardo Gigante. Si tratta, ha sottolineato il dott. Micich, del primo caso di riesumazione di vittime del secondo conflitto mondiale tra Italia e Croazia. La necessità storica di un rinnovato dialogo con le terre di origine da parte degli esuli ha trovato anche l’interessamento degli ultimi governi italiani, che hanno sostenuto numerose iniziative in tale senso.

Il dott. Micich ha concluso ricordando ai presenti come la stessa emanazione della legge nr. 92, che nel 2004 ha istituito Il “Giorno del Ricordo”, nasce per salvaguardare la memoria di un popolo disperso, la cui storia possa essere un veicolo di pace e di collaborazione tra i popoli dell’area adriatica.

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Il generale Antonello Falconi ha concluso la serata, con l’auspicio che si possano meglio diffondere a livello nazionale i temi delle terre giuliane e dalmate, seguendo lo spirito di collaborazione tra Paesi europei e ringraziando Marino Micich per questo articolato intervento, ricordando che l’anno scorso lo stesso era stato invitato per una conferenza su Fiume ai tempi dell’Impresa dannunziana.  

Chi è Marino Mirich

Schermata 2020-03-05 alle 18.46.06Marino Micich nato a Roma nel 1960, è figlio di esuli dalmati. E’ un saggista storico e dirigente di associazioni giuliano-dalmate. Dal 1995 è direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume, dal 1996 segretario generale della Società di Studi Fiumani e presidente dell’Associazione per la Cultura Fiumana Istriana e dalmata nel Lazio; redattore della rivista di studi adriatici “Fiume.  E’  membro della commissione governativa dal 2005 al 2018 per le onorificenze ai congiunti delle vittime delle Foibe prevista dalla legge 92/2004  “Il Giorno del Ricordo”.

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