Messina, 22 luglio 2014 – Sbarco di domenica. Arrestati ieri 5 cittadini extracomunitari, dalla Polizia di Stato di Messina, con l’accusa di omicidio plurimo aggravato, presunti responsabili della morte di decine di persone, individuati grazie ai racconti agghiaccianti di chi è riuscito ad arrivare incolume.
Un palestinese, un arabo saudita, un siriano e due marocchini che, attraverso le indagini, compiute a tempo record dagli investigatori della Squadra Mobile, indicano come i presunti assassini di decine di profughi partiti dalle coste africane con i 561 arrivati a Messina domenica a bordo della Torm Lotte.
Le testimonianze tra chi su quel barcone c’era e ce l’ha fatta concordano sulle modalità con cui decine di profughi sono state ammassate all’interno della stiva del barcone e chiuse dentro.
È stata tolta la scala interna e chiusa la porta dall’esterno eliminando così l’unica presa d’aria alla stiva. In pochi minuti il calore è diventato insopportabile e l’aria irrespirabile a causa dei gas di scarico del motore. La disperazione ha spinto quindi i prigionieri a forzare la porta e salire in coperta dove si è consumata la tragedia.
In tanti raccontano dei cinque arrestati (tra cui un imbianchino, un operaio ed un commerciante), che, scegliendo a caso le vittime, già in coperta o emersi dalla stiva, uomini o donne che fossero, hanno ucciso un numero che si aggira intorno alle 60 persone, poi buttate in mare.
I sopravissuti hanno visto i corpi di connazionali, amici e parenti, accoltellati o storditi a mani nude, scomparire in mare. Impotenti perché minacciati a non muoversi, pena la stessa sorte.
I cinque arrestati, sbarcati in Sicilia, hanno provato a farla franca, nascondendosi tra i profughi accolti a Messina. Tre di loro hanno poi cercato di scappare ma sono stati bloccati dai poliziotti, pronti a partire con un biglietto in tasca del pullman per Milano.
Tre cittadini di nazionalità tunisina arrestati domenica per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono stati portati presso la casa circondariale locale.
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Fonte: Polizia di Stato






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