Ravenna, 17 maggio 2023 – Come da un twitter della Polizia di Stato, soccorsi senza sosta in Emilia Romagna.
Sommozzatori del CNES di La Spezia e uomini del reparto mobile sono a supporto della popolazione colpita dall’alluvione.






Ravenna, 17 maggio 2023 – Come da un twitter della Polizia di Stato, soccorsi senza sosta in Emilia Romagna.
Sommozzatori del CNES di La Spezia e uomini del reparto mobile sono a supporto della popolazione colpita dall’alluvione.
Sottoscritto protocollo d’intesa tra il dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei Ministri e il dipartimento per la pubblica sicurezza – direzione centrale per i servizi antidroga
Roma, 10 maggio 2023 – Il Capo del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri Cons. Paolo Molinari e il Direttore Centrale per i servizi antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza Antonino Maggiore, hanno sottoscritto oggi a Roma un protocollo d’intesa relativo ai rapporti di collaborazione tra le due Amministrazioni.
Il protocollo risponde all’esigenza di potenziare l’efficacia e l’efficienza operativa del sistema nazionale di allerta precoce. Quest’ultimo, istituito nel 2009 dal Dipartimento per le politiche antidroga, ha tra i suoi compiti principali quello di identificare nuove droghe potenzialmente dannose per la salute pubblica circolanti sul territorio nazionale e nuove modalità di consumo di sostanze stupefacenti già vietate.
Con la firma del protocollo, dopo una pluriennale fase di collaborazione in via sperimentale, viene sancita formalmente la partecipazione al Sistema del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, attraverso la Direzione Centrale per i servizi antidroga, anche in considerazione del ruolo decisivo che svolgono, in tale strumento, le informazioni provenienti dai circuiti di polizia.
L’implementazione dello SNAP, anche attraverso i dati e le informazioni relative ai sequestri di droga, consente alle Autorità sanitarie competenti di avviare con tempestività le procedure di individuazione di nuove droghe – indispensabile passaggio per l’attivazione di un’effettiva risposta sanzionatoria – e permette di diffondere in tempo reale informazioni e alert indispensabili per salvaguardare la salute dei cittadini.
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Fonte e immagini: Polizia di Stato
La Polizia di Stato di Catania ha posto in stato di fermo 25 cittadini extracomunitari, ivoriani e guineiani, gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Catania, 29 aprile 2023 – La Polizia di Stato di Catania, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, ha posto in stato di fermo di indiziato di delitto undici cittadini della Costa d’Avorio, un maliano, quattro della Nuova Guinea e uno del Burkina Faso in quanto gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dall’aver agito in più di dieci persone e dei reati-fine di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravati dall’avere agito in più di tre persone in concorso tra loro, di avere commesso il fatto al fine di trarne profitto anche indiretto e dalla transnazionalità.
Le indagini sono iniziate dalla vicenda relativa ad una minore straniera non accompagnata giunta in data 25.1.2021 presso il porto di Augusta, collocata presso una struttura sita nel catanese ma fermamente intenzionata a raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre ivi si trovava in attesa di imbarco e che le si era presentata come sorella di un soggetto che, in Italia, si occupava di far completare il lungo viaggio dal paese di origine sino alla Francia passando per l’Italia e del quale forniva il contatto telefonico.
La minore, giunta in Italia e collocata in struttura per minori stranieri non accompagnati, se ne allontanava affidandosi alle cure del soggetto indicatole in Libia e grazie all’operato di questo ultimo e di altri indagati, riusciva a fuggire per tre volte dalle comunità in cui veniva ospitata sino a raggiungere il territorio francese.
L’impegno investigativo dedicato alla vicenda di questa minore, caratterizzato da attività di tipo tradizionale e tecnico, permetteva da subito di focalizzare l’attenzione su alcuni soggetti di cittadinanza guineana e ivoriana coinvolti nel trasferimento in Francia della predetta e, partendo da questi soggetti, consentiva di individuare un articolato sodalizio criminale di matrice straniera, a carattere transnazionale, formato da più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia (a Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia) ed in Francia, dedito al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in favore di una clientela (donne, uomini, bambini e addirittura neonati) che, dietro pagamento di somme di danaro, variabili a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire (oscillando da almeno 200,00 euro per il mero passaggio dei confini sino a 1.200,00 euro circa per fasi di viaggio più ampie), si affidava ad esso perché specializzato nella “gestione” dei viaggi per raggiungere altri paesi dell’Unione Europea, in particolare in sconfinamenti verso la Francia.
Le indagini, coordinate da questo Ufficio ed eseguite dai poliziotti della Squadra Mobile di Catania Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione consentivano di acquisire, allo stato degli atti, elementi che dimostrerebbero come i fermati, per lo più francofoni, della Guinea e Costa d’Avorio, sarebbero in grado di garantire al migrante la realizzazione del progetto migratorio nella sua interezza, dal paese di origine a quello di destinazione, attraverso paesi di mero transito (tra i quali l’Italia) con la pattuizione del pagamento di un prezzo per ogni tappa del viaggio, corrisposto alle diverse persone incaricate di curare la singola tratta, utilizzando allo scopo precipuo del raggiungimento del confine francese treni e macchine (più raramente sentieri di montagna) ed offrendo a tal fine tutti i servizi necessari allo “sconfinamento”: dall’organizzazione dello spostamento del migrante dal centro cui veniva affidato in accoglienza dallo Stato italiano -o, comunque, dal luogo dove si trovava- fino al sito dal quale operare il travalicamento dei confini, la fornitura eventuale di documenti falsi (anche di tipo sanitario quali falsi green pass, falsi esiti del test Covid-19 e patenti di guida), la presa in carico del migrante una volta raggiunto sul luogo in prossimità del confine, l’offerta di ospitalità nelle more, comprensiva di vitto ed alloggio, la reiterazione dei tentativi di sconfinamento, la presa in carico ad opera di altri membri una volta raggiunta la Francia.
Il sodalizio risultava avere struttura fluida perché capace di adattarsi ma in ogni caso ben definita quanto ai ruoli: non vi era evidentemente un capo all’apice, ma quattro capi/organizzatori ciascuno per ognuno dei gruppi, quattro entità collettive operanti con una organizzata gestione di risorse umane e materiali, stabilmente a disposizione le une delle altre e sinergicamente attive con metodi illeciti, con la finalità della commissione di plurimi delitti rientranti in un unico superiore progetto associativo che dall’Italia passava soltanto, in quanto iniziava all’estero e terminava all’estero.
Veniva individuata una struttura complessa e articolata del sodalizio, composto fondamentalmente da tre cellule:
una con sede nel piemontese precisamente a Torino;
una con sede in Liguria ma con un associato dimorante ad Asti;
una terza con sede a Ventimiglia ed a sua volta suddivisa in due sottogruppi.
Accanto a questi gruppi sono stati individuati ulteriori due sodali soggetti definibili “cerniera” in quanto non inquadrabili definitivamente come soggetti alle dipendenze esclusive di alcuno dei vari leader o come in collaborazione con uno solo dei gruppi in particolare, ma stabilmente disponibili ad intervenire nella catena di azioni necessarie a garantire le azioni di sconfinamento dei migranti rivoltisi al sodalizio.
Nel corso delle investigazioni è emersa una fibrillazione – scaturita ragionevolmente per contese concernenti il controllo del territorio di riferimento – tra antagonisti di diversa cittadinanza (da una parte cittadini nigeriani, dall’altra i francofoni), dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina via terra, fibrillazione che potrebbe avere originato una violenta aggressione ai danni di uno dei destinatari del decreto di fermo, allo stato irreperibile.
Ulteriori evidenze investigative emergevano dagli accertamenti patrimoniali svolti sincronicamente alle attività tecniche e tradizionali, accertamenti che permettevano di apprezzare un considerevole giro d’affari: sebbene la maggior parte dei movimenti dei flussi di denaro avvenisse in contanti (soprattutto per la clientela agganciata alla spicciolata in prossimità dei confini) ed un’altra parte attraverso sistemi basati sulla mera fiducia, definita dai monitorati con il termine “landaya”, l’analisi delle postepay in uso ad alcuni degli indagati consentiva di attestare che uno dei sodali aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26.000,00 euro.
L’analisi dei flussi di denaro relativi alle carte postepay utilizzate restituiva per ciascuna un saldo pressoché pari a zero: dette carte venivano infatti utilizzate quali meri contenitori precari, con transazioni complessivamente ammontanti a 800.000,00 euro solo considerando le carte postepay intestate a diversi indagati e dovendosi, comunque, tenere in considerazione che spesso nel settore dello smuggling e del trafficking, i flussi di denaro di rilievo avvengono utilizzando soggetti apparentemente non legati agli autori del reato, onde evitare che operazioni di movimentazione di danaro anomale, reiterate e di un certo rilievo, possano esser foriere di attenzione investigativa.
A ciò va aggiunto che l’attività tecnica permetteva di registrare numerose conversazioni espressamente concernenti la bellezza e le fattezze fisiche delle migranti di sesso femminile gestite dal sodalizio ed in alcuni casi anche di rilevare che le stesse, oltre al pagamento in denaro, corrispondevano prestazioni sessuali, anche quando viaggiavano con figli minori, così potendosi apprezzare ancora una volta l’estrema vulnerabilità delle migranti di sesso femminile il cui inserimento nel flusso migratorio e la dipendenza da trafficanti privi di scrupoli determina una seria esposizione a rischi di sfruttamento e una sovrapposizione tra percorsi di smuggling e percorsi di trafficking (quasi tutte le migranti emerse nella indagine risultavano in possesso di plurimi indicatori di tratta).
Sempre avuto riguardo alle vulnerabilità, in alcune occasioni emergevano movimentazioni illecite di bambini in tenera età, accompagnati dalle madri e talvolta da esse momentaneamente affidati ad un componente del sodalizio, nonché la strumentalizzazione della condizione di incertezza del migrante il quale, desideroso di portare a termine il proprio progetto migratorio, veniva in qualche modo anche confuso e catturato da una falsa attenzione ai suoi bisogni, funzionale solo ad assicurarsi definitivamente l’affare ed evitare che il migrante si rivolgesse ad altri operatori del medesimo illecito settore di mercato.
In questo senso varie le strategie psicologiche sperimentate e finalizzate alla massimizzazione dei guadagni derivante dal numero sempre maggiore di migranti che si rivolgevano al sodalizio.
I fermati, giunti in Italia a partire dal 2016, avrebbero dimostrato una non comune expertise criminale tanto che avrebbero affinato le tecniche di interazione con la clientela sintetizzabili, tra l’altro, nelle parole utilizzate da uno di essi in un dialogo monitorato: “questa è una cosa che ti ho detto mille volte!!! quando parli con un cliente devi per prima cosa farlo partire, guidandolo da dove si trova, sino a farlo giungere a Milano oppure a Ventimiglia… poi dopo gli puoi chiedere in quale città vuole andare ed infine gli dici il prezzo!!! così hai la certezza di poter trovare un accordo!!! già non arrivano tante persone e quelle poche che arrivano con il tuo modo di lavorare li fai allontanare!!!”. In sostanza, la strategia consisteva nell’imbrigliare il migrante offrendogli quanto da esso atteso e anche di più ed in fretta, portandolo sino ad un punto di avanzamento delle operazioni tale da rendergli impossibile il rifiuto del servizio.
Tra l’altro alcuni degli indagati, avrebbero approfittato in tal senso, del loro inserimento a vario titolo all’interno di strutture di accoglienza per migranti: per un verso accreditandosi presso i migranti per il fatto stesso di svolgere attività all’interno di dette strutture; per altro verso sfruttando tutte le informazioni per tale ragione disponibili circa i nuovi arrivi, le nazionalità e l’età dei potenziali clienti.
All’operazione di polizia denominata “Landayà”, che in lingua dioula significa “fiducia” (termine utilizzato durante le trattative con i migranti clienti) è stata data esecuzione con la collaborazione degli omologhi uffici investigativi di Asti, Cuneo, Genova, La Spezia, Pavia, Rimini, Savona e Torino.
I 25 destinatari del decreto di fermo sono tutti di cittadinanza ivoriana e guineana (così come la maggior parte dei migranti da essi gestiti), sono in gran parte regolari sul territorio nazionale e otto di essi non sono stati rintracciati in quanto non presenti in Italia: gli indagati nei cui confronti è stata data esecuzione al decreto di fermo, espletate le formalità di rito, sono stati associati presso le Case Circondariali dei territori interessati dall’esecuzione (otto diversi centri in Liguria e Piemonte).
Il quadro indiziario raccolto, pur in una fase che non ha ancora consentito l’intervento delle difese, ha poi permesso di richiedere e, in larga parte, di ottenere, dai competenti Giudici per le indagini preliminari, la convalida del provvedimento di fermo e l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere.
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Roma, 11 aprile 2023 – La Polizia di Stato celebra il 171° anniversario della fondazione, un appuntamento che anche quest’anno avrà una celebrazione nazionale il prossimo 12 aprile nella suggestiva cornice della Terrazza del Pincio a Roma e nelle cerimonie territoriali organizzate dalle Questure.
Una giornata volta a sugellare l’orgoglio ed il senso di appartenenza che accumunano le donne e gli uomini della Polizia di Stato il cui lavoro quotidiano si proietta tra la gente. Un lungo percorso durante il quale la Polizia di Stato è cambiata, si è evoluta insieme alla società, è migliorata senza perdere mai di vista il suo obiettivo più profondo: essere al servizio delle istituzioni democratiche e dei cittadini, obiettivo riassunto nel motto “Esserci Sempre”.
Il Presidente della Repubblica concederà quest’anno la medaglia d’oro al valor civile alla Bandiera della Polizia di Stato per le attività svolte dal personale dei Reparti Mobili.
Il 12 aprile la Polizia di Stato ricorda particolarmente tutti quei poliziotti che hanno perso la vita nell’esercizio del dovere: alle ore 9.00 si terrà la deposizione di una corona da parte del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del Capo della Polizia- Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – prefetto Lamberto Giannini nel Sacrario dei Caduti, presso la Scuola Superiore di Polizia. Un sacrificio al quale il prefetto Giannini ha voluto rendere ulteriore omaggio incontrando privatamente i familiari delle vittime nella serata dell’11 aprile.
Alle successive ore 11.00, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri on. Giorgia Meloni avrà inizio la solenne cerimonia al Pincio, durante la quale saranno conferite le medaglie d’oro al valor civile e al merito civile – alla memoria – che rappresentano il riconoscimento della Repubblica all’estremo sacrificio di sei poliziotti che hanno perso la vita. Tra questi riconoscimenti, quello a Domenico Zorzino deceduto il 3 marzo scorso nel tentativo di salvare una persona inabissata in un canale nella sua vettura.
Saranno conferite poi le ‘promozioni per merito straordinario’ ai poliziotti che si sono distinti per gli eccezionali risultati conseguiti in attività operative e nelle competizioni sportive.
Com’è ormai tradizione, la Polizia di Stato assicurerà il servizio di guardia d’onore al Palazzo del Quirinale: alle ore 16.00 personale in uniforme storica della Polizia di Stato darà il cambio ai Granatieri di Sardegna. Al termine, la Banda Musicale della Polizia di Stato eseguirà alcuni brani tra i quali un omaggio al Maestro Ennio Morricone.
Anche quest’anno la Polizia di Stato riceve l’omaggio dei maestri infioratori del Comune di Genzano di Roma: 6 quadri infiorati sono stati collocati in 5 siti tra i più belli e rappresentativi della Capitale: Piazza di Spagna, Trinità dei Monti, Terrazza del Pincio, Piazza dell’Opera, Piazza Viminale. In Piazza di Spagna, in particolare, ci sarà anche una esposizione di veicoli storici provenienti dal Museo delle auto della Polizia di Stato e una autoemoteca per la raccolta straordinaria del sangue promossa dall’Associazione DonatoriNati, a Roma come nelle principali città italiane.
Il 171° anniversario della Polizia di Stato costituisce anche l’occasione per ricordare due importanti compleanni: i 120 anni della Polizia Scientifica, struttura specializzata negli accertamenti di polizia giudiziaria con competenze nel campo delle scienze biologiche, chimiche, fisiche e dattiloscopiche, ed i 100 anni dell’Interpol organizzazione internazionale dedita alla cooperazione di polizia ed al contrasto del crimine internazionale. Il segretario generale di Interpol Jürgen Stock sarà presente alla cerimonia.
L’evento del 12 aprile al Pincio sarà trasmesso in diretta da Rai1 dalle ore 10.50, mentre sarà possibile seguire la diretta anche sul canale YouTube Polizia di Stato https://www.youtube.com/watch?v=cG_K7sqx-Sc e sul sito istituzionale www.poliziadistato.it oltre che sui canali social della Polizia di Stato e attraverso il live twitting dall’account @poliziadistato, con l’hashtag #AnniversarioPolizia, nonché nelle stories dell’account Instagram “poliziadistato_officialpage”.
A conclusione delle celebrazioni, la sera del 14 aprile, il Teatro dell’Opera ospiterà in concerto la Banda della Polizia di Stato. Una serata che vedrà la partecipazione di Serena Autieri e Mari Agreste ed una presentatrice d’eccezione Paola Saluzzi.
Per seguire la diretta
Pescara, 29 settembre 2022 – Il prefetto Francesco Messina ha inaugurato il 27 settembre a Pescara il 1° corso di formazione per negoziatori di primo livello della Polizia di Stato, organizzato dalla Direzione Centrale Anticrimine. L’inaugurazione, tenutasi presso la Scuola per il “controllo del territorio” della Polizia di Stato, è stata presenziata dal direttore dell’Ispettorato Scuole della Polizia di Stato, Tiziana Terribile, dal questore di Pescara Luigi Liguori e dal direttore del Servizio Controllo del Territorio, Vincenzo Nicolì.
Il corso è destinato a 25 poliziotti selezionati con un apposito bando interno sulla base di specifici requisiti, come avere almeno 35 anni di età e 8 anni di servizio, nonché ampia esperienza pregressa in uffici operativi.
Le linee guida che disciplineranno l’attività del negoziatore e della relativa struttura di negoziazione sono frutto di un lavoro di approfondimento e condivisione che nasce nel 2020, coordinato dal Servizio Controllo del Territorio della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, prendendo spunto dall’analisi di una serie di eventi passati e dallo studio delle caratteristiche delle potenziali minacce in grado di turbare l’ordine e la sicurezza pubblica, anche con riferimento ai mutevoli fenomeni terroristici connessi al fanatismo religioso e all’azione di persone “non collaborative” o con intenti criminali violenti.
Il risultato di tale studio ha portato ad introdurre uno specifico “dispositivo di negoziazione” che supporti i questori nella gestione, nel contenimento e nella risoluzione di cd. “eventi critici complessi”, anche in un’eventuale ottica di “riduzione del danno”. I “negoziatori della Polizia di Stato” potranno quindi intervenire in un quadro divenuto prevalentemente statico, quando si fa necessario avviare una trattativa con l’aggressore al fine di risolvere la crisi.
Il corso di formazione, oltre a soffermarsi sull’approfondimento normativo, prevede anche lo studio di tecniche psicologiche e di comunicazione, nonché simulazioni pratiche; è inoltre prevista la partecipazione, come docenti, di esperti esterni alla Polizia di Stato, tra cui un docente universitario di psicologia, due appartenenti al GIS dei Carabinieri, un rappresentante dell’F.B.I. e 2 dell’Israel Crisis Negotiation Unit.
Secondo il prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine: “Il sapere di polizia è un sapere empirico, che si apprende sul campo; tuttavia, l’esperienza ci ha insegnato che per affrontare in maniera ottimale alcune situazioni particolarmente pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica è necessario qualcosa in più, un know how nelle capacità di interlocuzione con l’autore della minaccia che da oggi, grazie a questo corso, alcuni operatori potranno sfruttare per orientare la risoluzione del caso e l’uso della forza”.
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Roma, 30 luglio 2022 – La Polizia Stradale, in occasione della partenza per le vacanze estive di milioni di italiani, raccomanda a tutti gli automobilisti di mantenere una guida prudente e corretta, ribadendo quelle che sono le norme di buon comportamento da assumere prima di affrontare il viaggio verso le mete di villeggiatura.
I CONSIGLI
Nel video i consigli della Polizia di Stato per viaggiare sicuri. Buon Viaggio.
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Udine, 22 aprile 2022 – La Questura di Udine nel 1944 fu interessata da rastrellamenti da parte delle SS naziste che riguardarono una quarantina di funzionari, guardie di pubblica sicurezza e impiegati civili; dieci furono deportati nei campi di sterminio nazisti e nove non fecero più ritorno in Patria.
I nove deportati che morirono nei campi di sterminio furono:
Unico sopravvissuto di quelle deportazioni fu il maresciallo Spartero Toschi, arrestato a 42 anni. Dopo la prigionia tornò a Udine, dove morì nel 1964.
I tragici eventi sono rimasti quasi sconosciuti per molti anni; nel 2000 la locale sezione dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, spronata anche dai D.S. della Polizia di Stato Giuseppe Vollono e Elio Romano, ricostruì i fatti, promosse e commissionò una stele commemorativa collocata nel nell’area del Sacrario della Questura.
Nel 2020, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, la Questura, il Comune e la Sezione dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato hanno siglato il proposito di posare nove pietre d’inciampo per restituire i nomi dei poliziotti deportati e uccisi nei campi nazisti alla memoria collettiva di questa città dove, provenienti da molte regioni italiane, prestavano servizio.
A gennaio è stata realizzata la mostra biografica organizzata dall’Associazione Nazionale Polizia di Stato nelle sale di palazzo Morpurgo, con l’esposizione di uniformi, materiali del tempo e materiale riferito ai deportati. La mostra è ora stata allestita nell’atrio del Conservatorio e sarà riproposta negli istituti scolastici e nelle sedi universitarie cittadine.
Le nove pietre d’inciampo sono state posate oggi davanti alla sede dell’epoca della Questura, in via Treppo, durante una commossa cerimonia alla presenza, oltre che dei discendenti dei nove caduti e del figlio dell’unico sopravvissuto, del capo della Polizia Lamberto Giannini, dell’arcivescovo Bruno Mazzoccato, del prefetto Massimo Marchesiello, del sindaco Pietro Fontanini e di numerose autorità.
Nell’occasione gli studenti del Liceo Classico “Stellini” di Udine hanno partecipato proponendo alcune riflessioni sugli eventi ricordati e sugli insegnamenti della Storia alla luce dello scenario geopolitico attuale, mentre l’attrice Gioia D’Angelo, nipote del commissario Antonino D’Angelo, ha espresso un monologo.
Il Maestro Lucio Degani, primo violino dei Solisti Veneti, professore al Conservatorio Tomadini di Udine, ha suonato un brano a conclusione della cerimonia.
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Bari, 10 aprile 2022 – Alle prime luci dell’alba di ieri, la Polizia di Stato di Bari, in quella città ed in altri comuni della Puglia, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 20 persone, indagate del reato di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione – unitamente al compimento di altri delitti contro la persona – in danno di giovani donne provenienti dalla Romania.
L’ordinanza è stata emessa dalla sezione G.I.P. presso il Tribunale di Bari, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).
Le indagini hanno preso spunto dalle denunce presentate da alcune vittime nella seconda metà del 2017 ed hanno consentito di delineare gravi indizi dell’esistenza di un’associazione criminale composta da cittadini rumeni, collaborati, all’occorrenza, da soggetti gravitanti nell’ambito della delinquenza locale, che avrebbe realizzato un articolato sistema di sfruttamento della prostituzione, secondo uno schema delittuoso noto in ambito europeo con l’espressione “Lover Boys”.
Nello specifico, si tratta di un sistema attraverso il quale giovani ragazze, dal fragile profilo emotivo e psicologico, prevalentemente per ragioni di tipo familiare, vengono dapprima adescate e poi soggiogate, fino ad essere ridotte in uno stato di vera e propria schiavitù.
Secondo l’impostazione accusatoria, da verificare nelle successive fasi del procedimento, alcuni degli indagati avrebbero svolto proprio il ruolo di “Lover Boys”, adescando le vittime nel Paese di origine, talvolta utilizzando i social networks ed altre fonti aperte per mostrare alle vittime il proprio elevato tenore di vita, alimentando l’illusione di una vita migliore lontano dal proprio Paese.
Una volta stabilito il contatto, gli indagati avrebbero sfruttato la condizione di particolare fragilità delle donne per vincolarle emotivamente a sé e poi, manipolandone i sentimenti, le avrebbero sottoposte a vessazioni via via crescenti, spacciate per “prove d’amore”, spingendole a raggiungerli in Italia, fino ad esercitare il totale controllo psicologico sulle vittime ed avviarle alla prostituzione, gestendone per intero i proventi.
L’associazione si sarebbe avvalsa, altresì, del contributo di alcuni cittadini italiani, che avrebbero fornito – di concerto con gli altri membri del gruppo – assistenza logistica ed operativa, accompagnando le donne sui luoghi deputati alla prostituzione ed assicurando loro un alloggio da cui, però, non avrebbero avuto alcuna possibilità di allontanarsi.
Non è mancato il supporto di alcune donne, compagne dei membri dell’associazione, le quali avrebbero contribuito a segregare e sorvegliare le vittime.
Secondo l’impostazione accusatoria (allo stato accolta dal G.I.P.), sono stati contestati agli indagati 37 capi d’imputazione, tutti relativi a delitti commessi per mantenere e consolidare il predetto schema delittuoso, finalizzato allo sfruttamento della prostituzione.
Lo stato di soggezione psicologica in cui sarebbero state indotte le vittime sarebbe sfociato, in alcuni casi, in vera e propria riduzione in schiavitù, con il controllo delle comunicazioni effettuate attraverso cellulari e social networks e con l’impedimento ad allontanarsi dai luoghi in cui erano costrette a vivere.
Nel mese di marzo del 2017, una delle giovani vittime fu travolta da un’auto mentre era in strada, da sola, subito dopo aver tentato di sottrarsi allo sfruttamento, riportando una grave frattura alla gamba sinistra. Le attività d’indagine hanno consentito di accertare che tale aggressione, concretizzatasi in un vero e proprio tentato omicidio, sarebbe stata effettuata su iniziativa del leader del gruppo criminale, conosciuto dalle vittime con il soprannome “il Principe”.
Il flusso di denaro generato dal predetto schema criminale ammonterebbe, secondo le prime stime, a circa 3 milioni di euro annui. Sono in corso perquisizioni finalizzate all’individuazione ed al sequestro dei proventi delittuosi.
Dei 20 indagati, 12 sono stati condotti in carcere e 5 sottoposti agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, la quale valuterà, nel contraddittorio con la difesa, gli elementi di prova raccolti a loro carico.
Con il supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, proseguono le ricerche di altri tre membri dell’associazione, allo stato irreperibili sul Territorio Nazionale.
È importante ribadire che gli accertamenti sono nella fase delle indagini preliminari, in attesa di essere sottoposti al vaglio giurisdizionale nel contraddittorio delle parti.
L’Aja (Olanda), 31 marzo 2022 – Si è svolto oggi, 31 marzo 2022, a L’Aja in Olanda il secondo incontro del Law Enforcement Forum (LEF) sul Next Generation EU, tenutosi per la prima volta a Roma il 21 e 22 settembre scorso, che nasce da un’iniziativa della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, condivisa da Europol, con l’obiettivo di prevenire il rischio d’infiltrazione della criminalità organizzata nei fondi dei Recovery and Resilience Plans.
La minaccia e il punto di partenza dell’incontro è la metamorfosi della criminalità organizzata che investe fiumi di denaro sporco non soltanto in attività illecite (come il narcotraffico) ma che diventa essa stessa impresa, strozzando l’economia legale e i mercati finanziari.
Alla riunione hanno partecipatole le forze di polizia di 21 Paesi europei e diverse agenzie e istituzioni europee (DG HOME, DG ECFIN, EPPO, EUROJUST, OLAF, CEPOL, ENAA), con apertura e conclusione dei lavori a cura del vice direttore generale della Pubblica Sicurezza, prefetto Vittorio Rizzi e del direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle.
L’incontro è stato caratterizzato da un approccio operativo basato su una preventiva analisi dei rischi per ciascun Paese beneficiario in relazione alle aree d’intervento previste dai Piani e ai presidi offerti dalle singole normative nazionali a protezione dell’economia legale.
L’idea è quella di intercettare la minaccia senza aspettare che l’infiltrazione della criminalità organizzata emerga da risultanze investigative: se queste evidenziassero già la commissione di reati la prevenzione non avrebbe funzionato e la mafia sarebbe già entrata nel circuito dell’economia legale, inquinando i mercati.
L’obiettivo è quello di giungere ad un action plan europeo, articolato e trasversale in grado di arginare il rischio di infiltrazione e preservare il benessere finanziario EU, perché le vulnerabilità di un Paese non si estendano con un effetto domino agli altri Stati e ciascuno possa, invece, beneficiare delle best practice esistenti, come patrimonio condiviso del law enforcement europeo.
La posizione italiana, espressa da rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, si è focalizzata sulla necessità di un’efficiente scambio di dati di intelligence, ovvero d’informazioni a carattere preventivo e non necessariamente collegate ad indagini penali; sulla condivisione di best practices e indicatori per prevenire l’infiltrazione della criminalità organizzata con particolare focus connesso ai settori che riceveranno maggiori fondi dal Next Generation EU, come la green economy, e sulla promozione di banche dati strutturate sul modello italiano della Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici e della Banca Dati Unica per la Documentazione Antimafia, che consentono una visione integrata della spesa nazionale, il monitoraggio e il controllo dell’intero ciclo di vita degli appalti pubblici.
A margine del LEF si è svolto un incontro bilaterale tra il prefetto Rizzi e il direttore di Europol Catherine De Bolle: piattaforme criptate, crimini dell’odio, cyber attacchi, ricadute sulla sicurezza interna del conflitto russo-ucraino sono stati gli argomenti affrontati al fine di garantire una maggiore integrazione operativa in ambito europeo.
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Fonte e immagini: Ministero dell’Interno / Polizia di Stato
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Roma, 16 marzo 2022 – Questa mattina a Roma è stata commemorata la strage di via Fani dove, il 16 marzo 1978, furono uccisi tre agenti di polizia e due carabinieri che componevano la scorta dell’onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. Il politico, in quella circostanza, fu rapito da appartenenti all’organizzazione terroristica Brigate Rosse.
Durante la cerimonia, un picchetto interforze, composto da personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, ha reso omaggio al vicebrigadiere di pubblica sicurezza Francesco Zizzi, alle guardie di pubblica sicurezza Raffaele Iozzino e Giulio Rivera, al maresciallo maggiore dei carabinieri Oreste Leonardi e all’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci.
Sul luogo dell’eccidio sono state deposte delle corone d’alloro da parte del presidente della Repubblica, degli altri organi costituzionali dello Stato e delle Autorità locali.
Anche il capo della Polizia Lamberto Giannini e il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Teo Luzi, presenti alla cerimonia, hanno deposto due corone in ricordo dei poliziotti e dei carabinieri uccisi nell’attentato terroristico.
I 3 giovani poliziotti, il 16 febbraio del 1979 furono insigniti della Medaglia d’oro al Valor civile, e i loro nomi sono incisi anche nelle piccole lapidi del Sacrario presente alla Scuola superiore di Polizia.
La storia
Roma, ore 9 del 16 marzo 1978. In via Mario Fani, l’auto con a bordo Aldo Moro e quella della scorta, furono bloccate all’incrocio con via Stresa da un commando delle Brigate Rosse. I terroristi aprirono immediatamente il fuoco, e in pochi secondi uccisero i cinque uomini della scorta e sequestrarono Moro, lo statista della Democrazia Cristiana poi ucciso dopo 55 giorni di prigionia.
Sul luogo della strage furono trovati, dentro un’Alfa Romeo Alfetta, il cadavere della guardia di pubblica sicurezza Giulio Rivera e il corpo agonizzante del vicebrigadiere di pubblica sicurezza Francesco Zizzi; nella Fiat 130, su cui viaggiava Moro e che precedeva l’Alfetta, i cadaveri dell’appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci e del maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi; a terra, vicino all’auto, la guardia di pubblica sicurezza Raffaele Iozzino.
Alle 9.03 una telefonata anonima al 113 informava di una sparatoria con numerosi colpi di arma da fuoco esplosi in via Fani.
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Cliccare per vedere l’intero servizio di Maurizio Riccardi il giorno della strage
Photogallery della strage dell’archivio Riccardi
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Fonte e immagini: Polizia di Stato
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