Roma, 30 luglio 2019 – Dettagli sulle indagini sull’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello sono stati resi noti alla conferenza stampa al comando provinciale dei Carabinieri di Roma, a piazza San Lorenzo in Lucina. A illustrare l’accaduto e a rispondere alle domande il comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, generale Francesco Gargaro, il procuratore della Repubblica di Roma, Nunzia D’Elia e il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino.
In apertura il comandante Gargaro ha espresso il suo disappunto “per le ombre e i presunti misteri che sono stati sollevati e diffusi in mezzo a questa vicenda” sottolineando la correttezza e regolarità delle indagini che sono allineate con tutte quelle che avvengono nella Capitale. Interventi quotidiani, con le stesse modalità.
Il generale Gargaro ha poi ricostruito i fatti che hanno preceduto e seguito l’uccisione del vicebrigadiere e ha definito “giusta” la decisione di mandare i due militari in borghese all’appuntamento con gli americani spiegando il perché dell’utilizzo delle pattuglie in borghese. In zone di forte movida le forze di polizia si dispiegano sia in contrasto a spaccio di stupefacenti che a danni patrimoniali, interventi richiesti dalla popolazione, e questa la motivazione del perché venne inviata inizialmente una pattuglia in borghese.
Il comandante ha portato alla luce un fatto nuovo: il vicebrigadiere quella sera non aveva con se l’arma, ma solo le manette, e se ne ignora il motivo, probabilmente una dimenticanza. In ogni caso i due carabinieri non avrebbero potuto sparare, ci sono regole ben definite sull’utilizzo delle armi, tantomeno avrebbe potuto sparare il collega all’uomo in fuga, sarebbe incorso in un reato penale.
Durante il suo intervento il procuratore Nunzia S’Elia ha illustrato la situazione dei due americani, quando, dopo la colluttazione e l’uso del coltello, vedendo il carabiniere a terra hanno chiesto se fosse effettivamente morto. Uno dei ragazzi ha versato qualche lacrima, ma poche.
Il coltello utilizzato è un Ka-bar, pugnale da trincea dei Marines, con una lama lunga 18 centimetri. Coltello con cui sono stati sferrate ben 11 pugnalate sul corpo del vicebrigadiere.
A proposito dell’immagine girata sulla rete in cui si vede l’americano Natale Hjorth bendato, a capo chino e ammanettato dietro la schiena, con un foulard sugli occhi che gli impedisce la vista, il procuratore Prestipino ha sottolineato che i due sono stati “interrogati nel rispetto della legge” e che sono state avviate dalla procura “indagini necessarie per accertare quanto accaduto, per darne una qualificazione giuridica, senza pregiudizio, con determinazione e rigore, già dimostrati in altre vicende”.
Sono trascorsi quattro giorni ma le indagini devono ancora accertare alcuni accadimenti.
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