Archivi del giorno: ottobre 26, 2017

Aeronautica militare: volo  dalla Sardegna per una bambina di 6 anni  in pericolo di vita

Concluso un trasporto sanitario d’urgenza con un velivolo Falcon 50 del 31° Stormo a favore di una bambina di 6 anni.

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Roma, 26 ottobre 2017 – Concluso un trasporto sanitario d’urgenza effettuato con un velivolo Falcon 50 del 31° Stormo di Ciampino dell’Aeronautica Militare da Olbia a Ciampino a favore di una bambina di 6 anni in Imminente Pericolo di Vita (IPV). A bordo del velivolo erano presenti la madre ed un’equipe medica. La piccola paziente è stata, poi, trasferita all’ospedale Bambino Gesù di Roma.

La richiesta di supporto è pervenuta dalla prefettura di Nuoro alla Sala Situazioni di Vertice del Comando della Squadra Aerea, la sala operativa dell’Aeronautica Militare che ha tra i propri compiti anche quello di organizzare e gestire – in coordinamento con prefetture, ospedali e presidenza del Consiglio dei Ministri – questo genere di trasporti su tutto il territorio nazionale.

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Gli aeromobili da trasporto e gli elicotteri dell’Aeronautica Militare sono pronti 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno, ad intervenire per missioni di pubblica utilità quali il trasporto sanitario d’urgenza di persone in imminente pericolo di vita, come avvenuto questa notte, oppure quello di organi ed equipe mediche per trapianti.

Il servizio copre l’intero territorio nazionale, isole comprese, e quando richiesto dalle autorità competenti è svolto anche a favore dei cittadini italiani che si trovano all’estero.  

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Fonte e immagine: Aeronautica Militare
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Il corpo degli ingegneri dell’esercito compie 37 anni

Momento della conferenza 1

Roma, 26 ottobre 2017 – Il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Danilo Errico, ha presenziato ieri a Roma, nell’Aeroporto Militare “F. Baracca” alla celebrazione del 37° anniversario della costituzione del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito.


Alla cerimonia, svoltasi presso la sede del segretariato generale della Difesa e direzione nazionale degli armamenti in Roma, sono intervenuti il direttore degli armamenti terrestri e decano del corpo degli ingegneri, tenente generale Francesco Castrataro, il comandante logistico dell’Esercito, generale di corpo d’armata Leonardo di Marco, il comandante tecnico dell’Esercito, maggior generale Paolo Giovannini, oltre a numerose alte autorità militari, civili e qualificati rappresentanti dell’industria nazionale della Difesa. Presente anche l’ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò.


L’evento ha avuto inizio con la breve prolusione del Decano del Corpo degli Ingegneri cui ha fatto seguito la conferenza dal titolo “Ingegneri militari e alta tecnologia: apprendere per applicare, applicare per soddisfare esigenze operative” che ha visto, quali autorevoli relatori, il prof. Francesco Bontempi dell’Università “Sapienza” di Roma, il prof. Mauro Velardocchia del politecnico di Torino, il magg. gen. Vito Leuzzi e il ten. col. Pier Paolo Dotoli della direzione degli armamenti terrestri, il ten. col. Arturo De Santis di Geniodife, il cap. Francesco Nunziante di SMD ufficio spazio e l’ing. Giovanni Violante di Leonardo SpA.

La prima parte del convegno è stata dedicata agli interventi tematici nel settore delle tecnologie avanzate. La seconda parte, invece, dedicata agli interventi istituzionali, ha visto l’intervento del vice direttore tecnico degli armamenti terrestri, magg. gen. Vito Leuzzi, che ha presentato le potenzialità degli uffici tecnici territoriali dipendenti dalla direzione armamenti terrestri. Tale sessione è stata conclusa dall’intervento del ten. gen. Francesco Castrataro, che ha presentato il suo punto di vista sulle molteplici attività che gli ufficiali ingegneri svolgono, con particolare riferimento al delicato iter omologativo di piattaforme e sistemi d’arma, prerequisito fondamentale all’introduzione in servizio di sistemi rispondenti ai requisiti militari e impiegabili in sicurezza.

Intervento del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

Il generale Errico nel rivolgersi a tutto il personale presente ha detto “desidero fortemente darvi atto che, se l’Esercito Italiano negli ultimi anni è stato capace di portare avanti complessi programmi di modernizzazione che gli hanno consentito di operare alla pari, con le forze terrestri di nazioni alleate e amiche, è anche grazie all’abnegazione dei nostri ingegneri. Gli attuali impieghi dimostrano come oggi il Corpo degli Ingegneri, rappresenti una componente dell’Esercito altamente integrata con tutte le altre compagini, capace di lavorare sinergicamente con le componenti d’Arma e di interpretarne le esigenze.

Al termine della cerimonia, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, insieme al comandante logistico dell’Esercito e al direttore degli armamenti terrestri, ha consegnato i diplomi di master universitario agli ufficiali del Corpo che hanno terminato gli studi nell’anno accademico 2015-2016.

Autorità presenti

Il Corpo degli Ingegneri è stato costituito il 9 ottobre 1980 attraverso l’unificazione dei preesistenti Servizi Tecnici delle diverse Armi. I compiti istituzionali del Corpo degli Ingegneri vengono espletati perlopiù presso i Poli di Mantenimento, gli Stabilimenti, il Centro Polifunzionale di Sperimentazione (CEPOLISPE), il Centro Logistico Interforze NBC (CETLI NBC), gli uffici tecnici territoriali, le direzioni tecniche (TERRARM, GENIODIFE, ARMAEREO, TELEDIFE e NAVARM) e gli organi centrali.

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Fonte e immagini: Stato Maggiore Esercito
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A palazzo Esercito la conferenza “1917: la rinascita della nazione”

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Roma, 26 ottobre 2017 – Il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, insieme all’editorialista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo e al giornalista storico Roberto Olla, sono stati i protagonisti della conferenza “1917: la rinascita della Nazione”, svoltasi ieri a Roma presso la Biblioteca Militare Centrale di Palazzo Esercito. Tema centrale del dibattito, in occasione del centenario, è stata la vicenda di Caporetto, passata alla storia come uno dei momenti più drammatici del racconto bellico nazionale, ma considerata anche come una svolta del Primo conflitto mondiale sul fronte italiano.

E’ corretto dire che Caporetto sia stata una grave sconfitta militare e un momento di grave crisi del Paese, ma non fu disfatta perché alle disfatte segue soltanto la fine, mentre la sconfitta di Caporetto fu seguita certamente da un periodo di crisi che, tuttavia, portò poi alla vittoria”, così ha dichiarato il generale Graziano, nell’ottica di fornire una lettura diversa di un fatto d’armi che avrebbe potuto significare il crollo della Nazione, al quale però seguì la resistenza sul Piave e sul Grappa e la vittoria finale giusto un anno più tardi.

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Senza trascurare le responsabilità del Comando Supremo dell’Esercito e di alcuni subalterni, le conseguenze immani del violento e ben portato attacco austro-tedesco del 24 ottobre – che provocò la perdita delle conquiste territoriali italiane e 250.000 prigionieri – furono legate anche al fatto che fu rivolto contro linee di soldati italiani logori dopo due anni di sacrifici in trincea, il cui morale era tra l’altro influenzato anche dagli echi della rivoluzione russa.

Nonostante la tumultuosa ritirata sul Piave – peraltro ben condotta da Cadorna – l’Esercito tenne e con esso la Nazione. “Si capì che in quel momento si poteva soltanto vincere o si sarebbe perso il Paese; per vincere la battaglia era necessario mobilitare l’intero Paese, quindi sicuramente ci fu una diversa percezione e sicuramente ci fu il momento in cui siamo diventati una Nazione perché anche l’ultimo soldato, intendendo per ultimo quello appena arrivato sul fronte, capiva che quanto meno avrebbe dovuto combattere per salvare la propria famiglia”, ha proseguito il capo di Stato Maggiore della Difesa.

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Una guerra totale, quella condotta dal 1917 in avanti, con una mobilitazione non soltanto militare ma di tutto il Paese, che mobilitò sei milioni di persone in uniforme più quattro milioni circa per l’industria su una popolazione totale di trentacinque milioni di abitanti, facendo registrare uno sviluppo tecnologico e sociale con pochi precedenti. “Contadini-soldati di tutte le regioni italiane, che non si capivano tra loro ma che seppero sacrificarsi quando si trattò di difendere il Paese sul Piave, questi i fanti italiani che Gadda e Ungaretti seppero ben raccontare – ha sintetizzato Cazzullo – capaci di creare il miracolo della vittoria appena pochi giorni dopo Caporetto”. Il giornalista del Corriere ha poi fissato poi l’attenzione su tre categorie di protagonisti nazionali della Grande Guerra: le vittime spesso innocenti delle decimazioni, i prigionieri che a migliaia morirono di stenti e le donne che fecero, in molti casi come e meglio degli uomini, mansioni fino a quel momento maschili.

Caporetto non si trasformò quindi in tragedia, ma nella nascita di un sentimento nazionale e di un sistema Paese che si dimostrò capace di fermare il nemico e di vincere, attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva”, ha concluso il generale Graziano, rimarcando come quella sconfitta fece comprendere agli Italiani il senso della Nazione, indispensabile anche ai giovani di oggi per affrontare le sfide globali di un mondo in divenire.

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In chiusura della conferenza – arricchita dagli intervalli di Maddalena Maggi, che ha letto brani rispettivamente tratte dalle opere di Rudyard Kipling, Carlo Emilio Gadda e dal libro ‘La guerra dei nostri nonni’ di Cazzullo – c’è stato l’intervento del ministro della Difesa. La senatrice Roberta Pinotti ha ribadito che “dalla reazione di orgoglio di tutto il Paese nacque l’Italia come insieme collettivo”, ricordando anche il concorso rivolto agli studenti italiani proprio sul tema ‘dalla sconfitta alla vittoria’, un modo per scoprire l’eredità dei combattenti italiani nel ’15-’18, “pronti a rialzarsi e ad andare avanti dopo una sconfitta”.

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Fonte e immagini: Stato Maggiore Difesa
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