Archivi del giorno: ottobre 20, 2017

L’aeronautica militare impegnata in un trasporto sanitario d’urgenza

Un velivolo Falcon 50 del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare ha effettuato un volo sanitario a favore di una bambina di 43 giorni che necessitava urgentemente di assistenza medica.

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Messina, 20 ottobre 2017 – Si è concluso nel primo pomeriggio un trasporto sanitario d’urgenza effettuato con un velivolo Falcon 50 del 31° Stormo di Ciampino dell’Aeronautica Militare a favore di una bambina di appena 43 giorni in Imminente Pericolo di Vita (IPV) sulla tratta Catania/Roma Ciampino. Il trasporto, richiesto della prefettura di Messina, si è reso necessario in quanto la bambina necessitava urgentemente di assistenza medica. A bordo del velivolo era presente la mamma ed un’equipe medica per stabilizzare la bimba in culla termica.

E’ stata, quindi, gestita la missione aerea dalla Sala Situazioni di Vertice del comando della squadra aerea, la sala operativa dell’Aeronautica Militare da dove vengono coordinati anche questo tipo di interventi, che ha dovuto prevedere a bordo del velivolo la presenza di due distinte equipe mediche che hanno assistito le due pazienti durante tutte le fasi del volo.

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La Sala Situazioni di Vertice è la sala operativa dell’Aeronautica Militare che ha tra i propri compiti quello di organizzare e gestire – in coordinamento con prefetture, ospedali e presidenza del Consiglio dei Ministri – questo genere di trasporti su tutto il territorio nazionale.

Gli aeromobili da trasporto e gli elicotteri dell’Aeronautica Militare sono pronti 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno, ad intervenire per missioni di pubblica utilità quali il trasporto sanitario d’urgenza di persone in imminente pericolo di vita, come avvenuto questa notte, oppure quello di organi ed equipe mediche per trapianti.

Il servizio copre l’intero territorio nazionale, isole comprese, e quando richiesto dalle autorità competenti è svolto anche a favore dei cittadini italiani che si trovano all’estero.

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Fonte e immagine: Aeronautica Militare
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Sicilia: l’Arma dei Carabinieri insieme alla popolazione di Linosa a tutela della berta maggiore

I Carabinieri, impegnati sull’isola nella prevenzione e repressione del bracconaggio a questa specie protetta, hanno donato alla comunità locale una stele in pietra simbolo della prima campagna di prevenzione effettuata sull’isola in stretta collaborazione con il mondo scientifico e soprattutto con la l’aiuto dei linosani.

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Linosa (AG), 20 ottobre 2017 – Ieri Mattina sull’isola di Linosa, alla presenza delle autorità locali e del comandante provinciale dei Carabinieri, tenente colonnello Giovanni Pellegrino, l’Arma ha recato in dono alla popolazione dell’isola una stele figurativa dedicata alla berta maggiore, un uccello marino che nidifica nel Mediterraneo. La stele raffigura una berta che prende il volo, sorretta da una mano che simboleggia la popolazione della piccola isola dell’arcipelago delle Pelagie.

La specie è protetta e, proprio su questa isola, trova uno dei più importanti siti di nidificazione del mondo con una colonia stimata di 10.000 individui, pari a oltre il 60% della popolazione italiana, a  oltre il 20% della popolazione europea e a circa il 15% dell’intera popolazione mediterranea. L’uccello migratorio noto per il suo caratteristico canto, potrebbe aver dato origine al mito delle sirene le quali erano, secondo la tradizione greca, metà donna e metà uccello marino.

Per questo l’isola di Linosa è stata interessata da progetti europei di conservazione (LIFE) coordinati dall’Università di Palermo, la quale ha organizzato dal 18 al 21 ottobre a Lampedusa un convegno sulla “Conservazione della principale popolazione europea del Berta maggiore mediterranea (Calonectris diomedea) e gli altri uccelli pelagici nelle isole Pelagie”. La stele è stata realizzata dal personale specializzato del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, quale testimonianza della prima campagna di prevenzione effettuata nell’isola dai carabinieri forestali del Raggruppamento Carabinieri CITES e dall’Arma territoriale, in stretta collaborazione con il mondo scientifico e l’università di Palermo e, soprattutto, della collaborazione ricevuta dalla popolazione nel quotidiano operato di tutela della specie.

L’inquinamento dei mari, la pesca indiscriminata, la diminuzione dei pesci nei mari, i cambiamenti climatici, la predazione delle uova e dei pulcini da parte dei ratti sono nuovi fattori che oggi compromettono la sopravvivenza della Berta maggiore. A questi si somma l’effetto prodotto dalla tradizionale raccolta delle uova per l’uso alimentare, la quale costituiva un’antica alternativa proteica per la popolazione e verso la quale è stato predisposto un particolare servizio di prevenzione a tutela di questa specie da parte dell’Arma dei Carabinieri al fine di contenere il prelievo delle uova per l’uso alimentare il quale, se trovava una comprensibile ragion d’essere in epoche passate, costituisce oggi una condotta illecita di natura penale.

L’attività posta in essere dai Carabinieri Forestali e dai reparti territoriali dell’Arma ha mirato, in primo luogo, a sensibilizzare e informare adeguatamente la popolazione locale sulle conseguenze negative che il prelievo delle uova ha sulla sopravvivenza della specie in quanto la berta maggiore può, e deve, essere considerata dagli isolani una formidabile risorsa di sviluppo turistico sostenibile per l’economia e la cultura dell’isola, oltre che patrimonio indisponibile dello Stato protetto ed elemento importante della biodiversità globale.

Le testimonianze raccolte confermano quanto gli isolani, complessivamente, apprezzino oggi la presenza di questa specie sull’isola, al punto da convivere con essa per lunghi periodi dell’anno durante i quali, a parte quello della deposizione delle uova, si realizza una particolarissima simbiosi quotidiana con le Berte nel rispetto dei ritmi biologici ed etologici. I Linosani diventano, spesso inconsapevolmente, responsabili di piccole azioni quotidiane che favoriscono la tutela dei piccoli e delle coppie di Berte capaci di riprodursi con solo un uovo l’anno. Spesso l’aiuto degli abitanti si concretizza con il supporto all’involo dei piccoli o la protezione dei pulcini, ancora incapaci di volare, durante i pericolosi attraversamenti stradali.

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La colonia di berte di Linosa è la più grande colonia Europea. Il prof. Massa negli anni ’80 ha stimato che circa 10mila coppie nidificavano sull’isola. La colonia è di gran lunga più numerosa di qualsiasi altra isola italiana, francese o spagnola (le berte nidificano solo sulle isole). Alle Tremiti per esempio ci sono alcune decine di coppie, nelle isole francesi la colonia più grande è di 300 coppie, in Spagna nelle Baleari siamo su poche centinaia. Quindi la colonia di Linosa è veramente grande ed è molto importante per la conservazione della specie nel Mediterraneo.

Gli uomini hanno cominciato ad abitare Linosa a partire dal 1845. Prima di quella data l’isola era visitata da navi di passaggio ma non c’è mai stato un nucleo di persone. In quell’anno però un primo nucleo di 30 persone, fu lasciato sull’isola. I nuovi isolani erano in gran parte contadini di Agrigento, non c’erano pescatori tra di essi e scoprirono ben presto la risorsa delle uova che ha rappresentato per molti anni un’alternativa proteica al pesce e alla carne (si allevavano mucche fino a 20 anni fa).

Col tempo il prelievo che era nato per motivi di sopravvivenza (gli abitanti erano abbandonati per lunghi periodi sull’isola) cominciò a diventare una tradizione e negli anni ’80 l’ultima settimana di maggio, quella della raccolta delle uova, era un’occasione per tutti gli isolani per incontrarsi di notte sugli scogli e festeggiare con cibi e bevande. Si è calcolato che circa 5000 uova di berte venivano prelevate annualmente dalla popolazione. Le berte si sono salvate perché nidificavano tra le rocce, anche in profondità e molte uova erano perciò irraggiungibili.

Questa usanza illegale è purtroppo, anche se in misura ridotta, ancora viva. Gli abitanti proteggono comunque gli uccelli, sia gli adulti che i pulcini nel periodo dell’involo.

Sta di fatto che la berta è una specie protetta e la raccolta delle uova, unita all’inquinamento dei mari, alla pesca indiscriminata, alla diminuzione dei pesci nei mari, e ai cambiamenti climatici, è una pratica che compromette la conservazione della specie. Negli ultimi anni la conservazione della berta è stata minacciata anche dalla comparsa dei ratti.  Per la derattizzazione dell’isola è stato ottenuto un finanziamento per un programma di intervento che si concluderà nel mese di ottobre.

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Sulla stele donata dall’Arma è stata apposta una targa in metallo riportante una frase tratta dal Libro 12° dell’Odissea di Omero:

“…Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera, se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose…”

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Fonte e immagine: Arma di Carabinieri
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Capo di SMD, generale Graziano: necessaria una risposta globale e coordinata per contrastare il terrorismo

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Venezia, 20 ottobre 2017 – “Occasioni come questo simposio indicano chiaramente una significativa volontà di scambio in un mondo globalizzato in cui le singole organizzazioni, da sole,  non possono risolvere i problemi.” Il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, ha così introdotto il proprio intervento alla chiusura del simposio delle Marine Militari all’arsenale di Venezia. “I problemi internazionali – ha proseguito – sono evidentemente globali, basti pensare al terrorismo, e si rende quindi necessaria una maggior cooperazione e un più efficace sistema di relazioni“.

Tra le nostre principali aree di interesse strategico  – ha sottolineato il generale  Graziano – c’è la regione Mediterranea dove confluiscono fattori destabilizzanti per l’Europa e per gli altri continenti”.

“Uno di questi fenomeni – ha continuato il capo di SMD – è certamente quello dell’immigrazione clandestina che ha registrato una diminuzione proprio grazie alla risposta collettiva e coordinata del sistema Paese, alla cooperazione tra i Ministeri e all’addestramento e alla formazione della guardia costiera libica.

Parlando dell’attuale quadro geostrategico interazione “caratterizzato da una minaccia multiforme” il generale Graziano ha evidenziato quanto sia “fondamentale una sempre migliore coordinazione e una risposta generale che superi l’approccio single service e porti ad un approccio interforze veramente efficace per contrastare il terrorismo”.

Nell’intervento conclusivo il generale ha evidenziato che “Negli ultimi anni c’è stata sicuramente una crescita e un miglioramento ma ora è necessario costruire un sistema di risposta credibile che risulti efficace per i prossimi anni.” 

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Fonte e immagine: Stato Maggiore Difesa
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NATO: 64° seminario dell’associazione Anciens del NDC dedicato al “NATO and information warfare in the post-truth era”

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Roma, 20 Ottobre 2017 – L’associazione Anciens del NATO Defense College, ovvero l’associazione formata dagli ex frequentatori anche quest’anno si è riunita nelle sede del NATO Defense College di Roma per la 64esima edizione, appuntamento che ricorre dal 1954.

“NATO and information warfare in the post-truth era”, è il titolo della conferenza di quest’anno che ha affrontato un tema cruciale dell’attualità e delle relazioni internazionali. Oltre 120 gli ufficiali e i membri dell’associazione che hanno presenziato al seminario.

Il comandante del NDC, generale di corpo d’armata Chris Whitecross, ha aperto i lavori con un discorso inaugurale nel quale ha evidenziato l’importanza e l’attualità del tema prescelto in relazione alle situazioni di instabilità che caratterizzano il sistema internazionale, una concreta minaccia per la sicurezza dell’Alleanza, sottolineando che “La posta in gioco è la nostra idea di libertà”.

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Il generale Whitecross ha poi presentato gli autorevoli ospiti, provenienti dal mondo militare e dell’informazione: il dott. Matthew Fisher, editorialista di Postmedia’s International Affairs, che ha tenuto l’intervento iniziale; il dott. Keir Giles, direttore del Conflict Studies Research Center nel Regno Unito; il dott. Peter Pomerantsev, giornalista, autore e produttore Tv; il dott. Jamie Shea, Deputy Assistant Secretary General  for Emerging Security Challenges presso il quartier generale della NATO a Brussels ed infine il dott. Nik Gowing, Visiting Professor in War Studies presso il Kings College di Londra, moderatore degli interventi e del dibattito seguente.

I relatori hanno affrontato il tema da differenti punti di vista in considerazione della sua complessità e della sua ricaduta nell’ambito dell’Alleanza.

Nel suo intervento, Matthew Fisher ha esposto tutte le sfide ed i problemi posti dalla guerra ibrida, sottolineando come l’Occidente non abbia ancora reagito ai pericoli posti dalla manipolazione delle informazioni. “Nessuno ha ancora dato una definizione precisa di fake news ma le loro conseguenze sono difficili da misurare con metodi convenzionali” ha detto Fisher, aggiungendo che “stiamo perdendo questa guerra perché non la stiamo affrontando affatto”.

Keir Giles ha fatto eco a queste parole aggiungendo che “la consapevolezza si rivela cruciale nel contesto della manipolazione delle informazioni, e cruciale è anche la diffusione di questa consapevolezza”.

Peter Pomerantsev ha invece illustrato come al giorno d’oggi non sia più necessario far apparire come vere le falsità, dal momento che nei meandri di Internet ogni messaggio otterrà comunque l’effetto sperato nelle comunità interessate.

Il dott. Jamie Shea si è invece soffermato sul concetto di resilienza: “Le guerre ibride hanno senso solo se al contempo c’è una situazione di vulnerabilità e rimedio alla vulnerabilità è proprio lo sviluppo dell’idea di resilienza”.

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Al momento, l’associazione Anciens conta oltre 7000 membri in tutto il mondo. Molti di loro occupano posizioni di grande responsabilità a livello nazionale ed internazionale, a testimonianza degli altissimi livelli educativi raggiunti dal NATO Defense College e del prestigio di cui gode tra i Paesi Membri e quelli Partner.

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Fonte e immagini: NATO Defense College
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