
Parlando ad una conferenza a Roma il 12 gennaio scorso, Errico ha ricordato che l’Esercito è stato responsabile del 75 per cento di tutte le operazioni italiane avvenute durante la seconda guerra mondiale.
L’Esercito – sottolineano da DefenseNews – guarda con un pizzico di invidia i fondi, pari a sei miliardi di dollari, ottenuti dalla Marina Militare per l’acquisizione di alcuni vettori. Anche l’Aeronautica italiana, seppur lentamente, continua il suo riarmo con i novanta F-35 appaltati.
“Bilanci paralizzati o ritoccati, hanno rallentato la manutenzione e le operazioni di spesa per tutti i servizi. Ciò ha paralizzato la prontezza operativa dell’esercito”.
L’Italia si è detta pronta a guidare il possibile invio di forze di peacekeeping straniere in Libia, anche solo per offrire formazione alle truppe lealiste sul campo.
Rilevano da DefenseNews. “I responsabili delle imprese italiane (Finmeccanica, Iveco, Beretta e Aero Sekur), fornitori principali dell’esercito, hanno espresso il loro sostegno ai piani di spesa a lungo termine in grado di aggirare i capricciosi bilanci dei governi di turno”.
L’Italia ha recentemente spostato la proiezione di spesa a tre anni. Stime però ostaggio di tagli imprevisti. La previsione di spesa sarà contenuta nellaStrategic Defense Review che sarà pubblicata entro l’anno.
Sarebbe opportuno rilevare che la base dottrinale della strategia prevede il predominio militare italiano nel Mediterraneo. Nel nuovo documento, si dovranno delineare, conti alla mano, le strategie per mettere in atto tale dottrina. L’esercito italiano ha un estremo bisogno (oltre ai già noti pacchetti per la digitalizzazione delle comunicazioni) di nuovi mezzi, elicotteri ed aerei. L’esercito preme, ad esempio, per una nuova versione del Mangusta AW-129, dotata di tecnologia MUT (Manned-Unmanned Teaming). L’Esercito italiano, infine, continua il suo ridimensionamento: da 103.000 a 90.000 unità, da undici a nove brigate.
Il programma “Soldato Futuro”
Digitalizzare e collegare la fanteria sul campo di battaglia. Questo l’obiettivo principale del programma “Soldato Futuro” dell’Esercito italiano che, in teoria, dovrebbe essere pronto ad entrare in produzione. Dopo una serie di problemi, legati ad una massiccia quantità di informazioni dei sistemi implementati che avrebbero sovraccaricato i sistemi (ed i soldati), il Soldato Futuro è stato semplificato e dovrebbe essere operativo nella sua interezza.
Lanciato nel 2002, il programma Soldato Futuro è realizzato dall’esercito e da un consorzio di imprese (tra cui Iveco, Oto Melara e Beretta) guidate da Selex, nel tentativo di equipaggiare il soldato italiano del XXI° secolo. L’iniziativa fa parte di un programma più ampio denominato Forza NEC, che prevede la digitalizzazione dei veicoli, come il VBM Freccia, in una struttura net-centrica.
Con un budget di 1,1 miliardi di euro, il programma Forza NEC (Network Enabled Capabilities) ha richiesto (solo per il 2015) 235 milioni di euro, secondo quanto emerge dal bilancio del governo. Nel 2010, il programma è entrato in fase di “risk reduction”. Alcune componenti del programma Soldato Futurosono state testate durante la Trident Juncture, la più grande esercitazione annuale della NATO che si è svolta in Italia, Spagna e Portogallo con unità terrestri, aeree e navali e con forze speciali di tutti i paesi Nato.
La brigata meccanizzata Pinerolo dell’Esercito italiano è stata scelta per testare le nuove tecnologie. Sappiamo che il software principale del programma Soldato Futuro è ormai maturo, così come il visore notturno che è stato già testato in Afghanistan ed il nuovo elmetto da 800 grammi.
Completano la suite anche giubbotti antiproiettile ed indumenti protettivi contro le minacce chimiche, biologiche e nucleari. La telecamera termica dovrebbe essere disponibile per ogni plotone entro il 2016.
Il fucile d’assalto ARX-160 della Beretta (testato in Afghanistan) è praticamente… (per continuare a leggere cliccare QUI)
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